mercoledì 6 ottobre 2010

Te la sei cercata

Piccola premessa: comunico che i titolari di questo blog venerdì parteciperanno alla manifestazione che si terrà a Cagliari.
Tuttavia in questo post voglio parlare di tutt'altro.
Sempre più spesso, vagando desolatamente nerd nel mare di internet, incappo in topic che parlano dello sport più in voga di tutti i tempi: lo stupro. Siccome non amo farmi il sangue amaro, frequento solo forum frequentati da gente di una certa intelligenza media (quindi niente forum cattolici né fascistoidi), eppure anche qui le donne, con le migliori intenzioni forse, amano cospargersi il capo di cenere o gettarlo negli occhi alle colleghe.
Se c'è una cosa che mi fa incazzare, è quando si indicano le ragazze che si vestono un po' provocanti. "Beh è chiaro" si dice spesso "che se una è tutta scollata, e con la minigonna, e va da sola in disco, si vede che è disponibile e quindi è un segnale che ci sta".
Come portatore sano di minigonna mi sento oltraggiato. Sì, ci sto. Ma a un rimorchio. A un flirt. Anche a una scopata, forse, ma consenziente, che cazzo!
Possibile che tu, brutta idiota che stai dall'altra parte dello schermo, non capisca che portare la minigonna non significa chissà che cosa, ma solo sentirsi bene con sé stessi? O forse tu, coi tuoi centoquaranta chili, coi brufoli e gli occhi a palla, sei risentita del fatto che, se potessi, saresti la più bagassumini delle discotecare?
Non è pericoloso vestirsi in un certo modo. Pericoloso è girare in certi quartieri a certe ore. Pericoloso è seguire uno sconosciuto in posti bui e deserti, specie se ubriaco.
Non importa se hai la minigonna o meno, un eventuale stupratore ti sceglie come vittima anche se sei vestita alla cazzo di cane. Forse una donna succinta potrà sentirsi minacciata di fronte ai commenti osceni, ma poi pensa: uno stupratore farebbe mica tanto casino?
Da non amante delle discoteche (le odio, personalmente) posso dire che non sono posti pericolosi. Certo, bisogna fare attenzione a non bere troppo, e ci sono giri di droga pazzeschi, ma non è che uno ti violenta mentre balli.
Ah, dimenticavo.
La maggior parte degli stupri avviene in famiglia, pertanto gli stessi neanche vengono denunciati.
Come donna mi sentirei poco convinto anche a denunciare uno stupratore, se italiano. Non riesco a immaginare l'umiliazione di sentirsi dire: beh, ci stava... aveva la minigonna... che puttanella, ha 40 anni e già non è più vergine!
Davanti a cose simili reagirei davvero male, anche se non fossi io la vittima, anche se non la conoscessi. Sputerei in faccia al soggetto in questione, perché spesso l'animale non è lo stupratore, ma chi lo giustifica.
L'Italia, dunque, è composta in gran parte da animali.
Massì, difendiamo i bymbyny, che nessuno possa neanche sorridere loro senza trovarsi in manette. Preserviamo l'ingenuità della comunità censurando gli anime giapponesi e trasmettendo in prima serata le mutandine di Madre Natura e le trombate degli americani. Preserviamo la tradizione, con l'ora di religione cattolica nelle scuole e il crocefisso, lottiamo contro le lezioni di educazione sessuale (quelle fatte bene, non quelle dove si spiega come una donna allatta, cosa di cui personalmente mi sbatte un cazzo) e i distributori di preservativi nei licei.
Parliamo solo di castità e prevenzione, anzi, illudiamoci che i giovani non trombino comunque. Perché una cosa è esortare all'ordine sessuale ma mettere a disposizione i preservativi, un'altra è incitare alla castità e nasconderli, convinti che tutti ti ascolteranno, che il cielo è rosa e Giuliano Ferrara è magro.
Non mettiamo in carcere i farmacisti che non vendono contraccettivi e i ginecologi obiettori di coscienza, che non fanno il loro lavoro ma sono pagati per far sentire una merda qualunque donna che ha i suoi motivi (e anche se non li avesse, il fatto stesso che voglia abortire per una cazzata la rende una cattiva madre, no?).
E soprattutto giustifichiamo i nostri ragazzi. Loro si trombano, volenti o nolenti, le nostre donne! Preservano la razza! Meglio dello straniero invasore, no?
Ho tanta voglia di andarmene.

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