mercoledì 14 marzo 2012

Spezziamo una lancia a favore degli stranieri

Come ho tempo fa fatto presente durante una lezione di letteratura giapponese, io sinceramente non riesco a indignarmi come gli altri e ad avere slanci di patriottismo improvviso quando gli stranieri storcono il naso rispetto all'Italia.
Parlo da futuro gaijin che di certo ne dovrà subire di ogni, prima di integrarmi almeno un pochino nel Paese in cui voglio andare a vivere.
Cosa possiamo rimproverare agli stranieri? Prendiamo ad esempio quelli che vengono più spesso da noi per turismo, i tedeschi e i giapponesi. Passano la vita a considerarci il Paese più affascinante del mondo, pieno di monumenti e di archeologia e opere d'arte, e quando finalmente giungono qui, con le loro macchine fotografiche, succede il patatrack.
Vengono derubati. Nella più rosea delle situazioni sono costretti a pagare una bottiglietta d'acqua dieci euro, perché il bar è davanti a un qualche monumento, ma questo almeno vale per tutti, italiani e non. Vogliamo parlare invece di quando vengono raggirati solo perché sono stranieri e un gelato in una sfigatissima gelateria viene poi a costare cento euro?
O vogliamo parlare di quando vengono proprio rapinati? Gli scippi, i furti che poi hai voglia di denunciare, sai benissimo che la merce rubata non la vedrai mai più. In certi posti c'è una certa connivenza...
Io stesso, in metropolitana a Roma, tenevo le mani nelle tasche ben strette sul mio cellulare e il portafogli, e proprio quando stavo per abbassare la guardia, preda di uno stupido senso di colpa (tutto sommato sarò un po' leghisa? Mi dicevo), a mio padre a momenti non fregavano la macchina fotografica. Roba che i buoni sentimenti ti passano in fretta.
Metropolitana, appunto. I turisti che non vengono raggirati e rapinati si ritrovano persi fra uno sciopero e l'altro, bus attesi ore e che "evidentemente oggi non passano", metropolitane decadenti (quando ci sono), taxi abusivi e compagnia cantante.
Come cazzo è possibile che a Roma improvvisamente un bus non passa più, così, a caso?
Ma io ci sono abituato. Certo, mi arrabbio perché una cosa è se un bus non passa nel paesino di 5000 abitanti e al massimo lascia a piedi due studentesse del classico che esultano perché perdono la verifica, un'altra è se non passa un bus a Roma e lascia lì ad attendere un milione di turisti.
Esatto, il sottoscritto ha vissuto anche questo. Come ha vissuto il non trovare un ristorante che non costasse milioni e che avesse un dannato tavolo libero, poi trovarlo finalmente alle nove e mezzo di sera, ed essere servito dal padrone del locale in persona perché i camerieri avevano deciso che non avevano più voglia di lavorare. Poi ci si domanda perché si assumono gli stranieri...
Cosa devo dire io, agli stranieri? "Tranquilli, è tutto normale qui, il mio è un paese squinternato"?
Ma io so già che se mi ritroverò a insegnare italiano in Giappone, dedicherò almeno due lezioni a come si dovranno comportare quando tenteranno di incularli in qualche modo.
Perché tanto accadrà.

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